Complesso di San Michele in Bosco

Edificio religioso, Bologna

Complesso di San Michele in Bosco


San Michele in Bosco è noto a Bologna per la meravigliosa vista sulla città che si gode dal piazzale antistante il complesso, meta di passeggiate romantiche e gite domenicali. Oltre al panorama, però, l’area di San Michele in Bosco offre un ricco patrimonio storico-artistico che merita di essere approfondito.

La storia di San Michele in Bosco

Il Complesso di San Michele in Bosco è formato dalla chiesa omonima e dall’adiacente convento di monaci Olivetani, che qui si installarono nel 1364. Oggi il convento, uno dei più grandi in Italia, non ospita più l’ordine degli Olivetani, una congregazione che fa parte dell’ordine Benedettino ma se ne distanzia per alcune regole particolari.

Nel corso dei secoli, la chiesa di San Michele in Bosco attraversò varie vicissitudini: durante l’epoca napoleonica fu soggetta agli espropri tipici di quel periodo, e come altri complessi cittadini fu convertita in caserma e prigione. Una delle conseguenze di tale passaggio fu anche la scarsa politica conservativa attuata nei confronti della chiesa e del monastero.
Fu solo con il ritorno del potere pontificio in città che il complesso tornò di nuovo ad essere oggetto di cure.

Durante la Restaurazione e i primi anni del Regno d’Italia, San Michele in Bosco ospitò sia il Legato Pontificio sia i reali, che più volte dimorarono qui. L’attuale funzione dell’edificio si ebbe però a fine Ottocento, quando il neonato Istituto Ortopedico Rizzoli scelse San Michele in Bosco come propria sede. Ecco allora che il complesso venne adibito a ospedale, e fu proprio in quell’epoca che la biblioteca fondata dagli Olivetani tornò al suo antico splendore.

La Biblioteca Umberto I

Di origine quattro o cinquecentesca, sotto le sue volte affrescate la Biblioteca Umberto I ospita oggi il nucleo originario di testi monastici risalenti al XIV secolo e antichi manoscritti, oltre a una delle più complete collezioni esistenti in campo ortopedico.

Da vedere anche il grande mappamondo del 1762, realizzato da Padre Rosini da Lendinara utilizzando le migliori cartografie disponibili all’epoca.

La chiesa

L’aspetto attuale della chiesa risale al XV secolo, ma nel corso del tempo la struttura è stata più volte rimaneggiata. Tra il 1517 e il 1523, ad esempio, la comunità olivetana finanziò una grande opera di restauro di alcune aree interne che mostravano forti tracce di degrado.

Gli esterni della struttura sono opera di Biagio Rossetti, l’architetto che lavorò all’Addizione Erculea e realizzò il Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Entrando all’interno notiamo che lo spazio è diviso su due livelli, uno destinato al coro dei monaci e l’altro ai fedeli e alle funzioni religiose.

Le decorazioni pittoriche e le sculture che decorano la chiesa sono risalenti ai secoli XVI-XVII, mentre accanto all’edificio si apre un affascinante chiostro ottagonale un tempo affrescato da artisti appartenenti alla scuola dei Carracci. A causa delle intemperie e del passaggio del tempo, purtroppo oggi di tali opere rimangono soltanto alcuni lacerti.

L’effetto cannocchiale

Il Complesso di San Michele Bosco è celebre infine anche per un particolare effetto ottico osservabile dal lungo corridoio - chiamato “il cannocchiale” - a cui si accede tramite una porta del presbiterio della chiesa. Al termine del corridoio si trova una vetrata con vista sulla città, ed è proprio camminando lungo il corridoio in direzione di questa vetrata che si verifica il cosiddetto “effetto cannocchiale”: avvicinandosi alla finestra la Torre degli Asinelli, benché molto distante dal complesso, appare vicina e molto grande.