Basilica di Sant'Apollinare Nuovo
La Basilica di Sant'Apollinare Nuovo è uno degli 8 monumenti di Ravenna dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Situata in via di Roma, a pochi passi dal MAR (Museo d’arte della città di Ravenna) e dal Palazzo di Teodorico, la basilica presenta una facciata dalle linee semplici, in mattoni, su cui si apre un portico in marmo risalente al XVI secolo.
Per ritrovare le origini della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo dobbiamo tornare indietro al 505 d.C., l’anno della sua costruzione da parte del re ostrogoto Teodorico, che professava il culto dell’arianesimo. La chiesa doveva essere destinata in origine soltanto all’uso del regnante e della sua corte.
Fu poi con l’arrivo dell’impero bizantino e in particolare sotto Giustiniano che la basilica venne riconvertita alla fede ortodossa e ribattezzata col nome di Basilica di San Martino di Tours, attorno alla metà del VI secolo. Ma fu soltanto nel IX secolo che assunse il nome attuale: la leggenda vuole che in quell’epoca le spoglie di Sant’Apollinare, patrono di Ravenna, vennero trasferite dal porto di Classe fino a qui per proteggerle dagli attacchi dei pirati. In città però esisteva già una basilica intitolata al santo, e pertanto si decise di aggiungere “Nuovo” al suo nome.
Cosa vedere nella Basilica di Sant'Apollinare Nuovo
La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo conserva al suo interno un
magnifico ciclo di mosaici che testimoniano molto bene l’avvicendamento del culto ariano e della fede cattolica.
Osservando le decorazioni musive della navata centrale dall’alto verso il basso possiamo notare
tre fasce sovrapposte: in alto troviamo il più grande ciclo a mosaico del Nuovo Testamento giunto fino a noi. Racchiusi all'interno di riquadri, questi mosaici risalgono infatti all’epoca di Teodorico, e sono giunti intatti fino ai nostri giorni perché raffiguranti un soggetto appartenente anche alla cultura cattolica, ovvero 26 scene della vita di Cristo.
Nel ciclo di mezzo vediamo invece un insieme di Santi e Profeti su sfondo dorato, anch'esso risalente ai tempi di Teodorico. La fascia più bassa venne invece rimaneggiata per ordine del vescovo Agnello, che volle
eliminare qualsiasi traccia delle rappresentazioni ariane qui presenti in precedenza per sostituirle con nuovi mosaici a tema cattolico, raffiguranti le
processioni dei Santi Martiri e delle Vergini. Tali figure sacre si succedono da una parte all’altra della navata centrale, e sono rappresentate mentre si dirigono verso l’abside avvolte in preziosi abiti.
L’unica eccezione al processo di eliminazione del vescovo Agnello sono le celeberrime scene che raffigurano il
Porto di Classe e il Palatium di Teodorico. In quest’ultimo mosaico si notano però ancora alcuni resti del mosaico precedente di ispirazione ariana, probabilmente una rappresentazione del re e della sua corte, nel particolare delle mani che si stagliano sulle colonne del palazzo.