Antico porto fluviale di Bologna

Zona di interesse storico, Bologna

Antico porto fluviale di Bologna


Difficile a credersi, ma un tempo a Bologna c’era un porto fluviale. Oggi scomparso, il porto sorgeva a pochi passi dal museo MAMBO, in via Don Minzoni, non distante dalla stazione ferroviaria della città, e per molti secoli ebbe un ruolo fondamentale per la storia commerciale ed economica della città. Andiamo a scoprirla.

I canali a Bologna

Tutto ebbe inizio con la costruzione di una rete di canali tra il XII e il XVI secolo. A quell’epoca si decise infatti di deviare il corso del fiume Reno e sfruttare le acque del torrente Savena per far arrivare l’acqua fino in centro, dove potevano servire per vari scopi: fornire risorse idriche alla popolazione, dare energia ai macchinari e addirittura collegare la città con il fiume Po.

In particolare l’acqua era una risorsa preziosa per alimentare i mulini e quindi consentire la lavorazione della seta, mercato fiorente a Bologna, che ben presto le permise di diventare una grande potenza nel settore della produzione di tessuti.

Ecco perché verso la metà del Cinquecento venne realizzato il porto fluviale, necessario per far fronte alla mole crescente di merci da trasportare. Mentre il porto non esiste più, i canali scorrono ancora nel centro di Bologna ma non sono più visibili: a partire dal secondo dopoguerra sono stati gradualmente interrati, e sono pochissimi i tratti rimasti a cielo aperto. Il più noto è certamente il Canale delle Moline, che si può scorgere dalla Finestrella di via Piella.

Il porto fluviale oggi

Il porto fluviale fu abbattuto nel 1934. Tra gli edifici che sorgevano nell’area rimane soltanto la Salara, un tempo adibito a magazzino del sale e oggi sede del Cassero, il centro LGBTQ+ di Bologna.

L’area adiacente all’antico porto, chiamata Manifattura delle Arti, è divenuta nel tempo una vera e propria culla di arte e cultura che ospita il museo MAMBO (Museo d’Arte Moderna di Bologna), la Cineteca e il Cinema Lumière, e anche Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna.

Non manca poi la musica: d’estate il parco del Cavaticcio, riaperto nel 2011 dopo alcuni lavori di recupero, ospita concerti e festival all’aperto.





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