Fontana della Ninfa

Attrazione, Bologna

Fontana della Ninfa


La Fontana della Ninfa di Bologna fu progettata da Tito Azzolini e di Attilio Muggia, che aveva lavorato anche alla realizzazione della nuova sinagoga della città. Posta ai piedi dei giardini della Montagnola, ad ornamento della scalinata che porta verso il parco, la fontana rappresenta il cuore della struttura architettonica che nelle sue parti laterali è decorata dalle raffigurazioni di Bononia docet e Bononia Libertas.

I giardini della Montagnola furono i primi giardini pubblici della città. Se ne ha notizia infatti a partire dal XVII secolo, ma fu solo nel 1896 che venne inaugurata la sua scalinata monumentale. A fine Ottocento, infatti, vennero eseguiti importanti lavori pubblici che culminarono con l’apertura di via Indipendenza, l’ampio corso che tutt’oggi porta dalla stazione centrale fino a Piazza Maggiore, e che sfociarono anche nella costruzione del nuovo ingresso alla Montagnola.

La leggenda della Ninfa e del Nettuno

Al centro della fontana si erge la figura della ninfa, opera dello scultore Diego Sarti, che è colta nel disperato atto di fuggire dalla presa di un mostro marino aggrappandosi ad un cavallo. Dal nudo corpo della ninfa trapela una forte sensualità, caratteristica che l’ha posta al centro di una leggenda maliziosa e divertente che coinvolge anche la Fontana del Nettuno.

Si narra infatti che il vicelegato pontificio Pier Donato Cesi, che aveva commissionato la celebre fontana al Giambologna nel 1563, chiese allo scultore di ridurre le dimensioni del sesso del Nettuno, che a suo parere dovevano sembrare eccessive. Seppur di controvoglia, Giambologna esaudì le richieste del committente.

Ecco che allora i bolognesi, per giustificare la fuga della ninfa nella fontana della Montagnola, maliziosamente ne trovarono le cause nelle mutate dimensioni della statua del Nettuno, di cui si immaginava fosse sposa. Lo stesso Giosuè Carducci, illustre professore dell'università di Bologna, diede voce a tale leggenda popolare componendo un sonetto in onore della Fontana della Ninfa. Nei suoi versi la ninfa, rivolgendosi al Nettuno, sospirando dice:

"...Ahi mio re! la tua carezza / Chiedo in van, son tratta giù: / E fu in van la mia bellezza / Com'è in van la tua virtù."

La perduta Rocca Pontificia

La fontana e la scalinata a cui appartiene sono sorti in un luogo molto importante per la storia di Bologna. Nell’area della Montagnola si trovava un tempo la Rocca Pontificia o Rocca di Galliera, costruita per la prima volta nel 1332 e poi distrutta dal popolo bolognese in segno di protesta contro i legati pontifici, e successivamente ricostruita e riabbattuta per altre 4 volte.

Oggi possiamo ammirare soltanto i resti della prima costruzione della rocca, poco distanti dalla fontana stessa, che ospitava affreschi di grandi artisti del calibro di Giotto, andati perduti. Ulteriori tracce della presenza dello storico edificio si ritrovano inoltre nei sotterranei del vicino Hotel I Portici, un tempo adibita la ghiacciaia della rocca.