Torresotto di Porta Nova

Edificio storico, Bologna

Torresotto di Porta Nova


Costruito alla fine del XII secolo, il Torresotto di Porta Nova faceva parte della seconda cerchia di mura della città di Bologna, detta del Mille o appunto “dei Torresotti” proprio per via di queste particolari costruzioni che davano accesso al centro.

Lo scopo di questo e degli altri torresotti era quello di difendere la città, come dimostrano i perni che ancora oggi si possono notare sotto la sua arcata: in epoca medievale qui si trovava dunque una grande porta posta a protezione del centro di Bologna.

Della seconda cerchia di mura rimangono oggi solo alcune tracce, e le più evidenti sono proprio i torresotti. Soltanto pochi anni dopo la sua costruzione, infatti, si rese necessario costruire una terza cerchia - poi distrutta a inizio Novecento ad eccezione delle porte che vediamo ancora oggi - per contenere l’improvviso ampliamento della città.

Cosa vedere nei dintorni del Torresotto di Porta Nova

Il Torresotto di Porta Nova si apre su quella che oggi è Piazza Malpighi, un’area stretta e allungata che in origine coincideva con il fossato difensivo che correva lungo le mura della città. Nella piazza si può scorgere un’alta colonna sormontata da una statua della Vergine Maria risalente al 1638, protagonista della cosiddetta “Festa della Fiorita”. L’8 dicembre di ogni anno i Vigili del Fuoco adornano le sue braccia con un mazzo di fiori, come dono simbolico della cittadinanza. Questa tradizione affonda le radici nel 1854, l’anno in cui Papa Pio IX istituì il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.

Nei pressi del torresotto, precisamente in via Mario Finzi, si trova la Sinagoga di Bologna, un tempo racchiusa nel Ghetto Ebraico e qui spostata nell’Ottocento. Sulla facciata dalla forma arrotondata si nota una grande stella di David e una lapide che riporta i nomi degli ebrei bolognesi deportati e uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale.

La storia di Gentile Budrioli

Una volta abbattute le seconde mura della città, da presidio difensivo il torresotto si trasformò in abitazione privata. Nel ‘400 al suo interno dimorò una donna destinata a diventare celebre per via della sua triste fine. Parliamo di Gentile Budrioli, donna intelligente e colta, che venne condannata a morte per stregoneria.

Moglie di un notaio cittadino, Gentile coltivava la sua curiosità e la sua sete di conoscenza frequentando il chiostro della Basilica di San Francesco, situata nei pressi del torresotto. Qui imparò tutti i segreti della botanica e della farmacia, e ben presto divenne nota in città per via delle sue capacità di guaritrice, tanto da incuriosire Ginevra Sforza, moglie di Giovanni II Bentivoglio signore di Bologna. Ginevra e Gentile strinsero un’amicizia che purtroppo era destinata a durare poco: presto iniziarono a circolare voci maligne sul loro conto, in particolare sull’influenza che due donne come loro potevano avere sul consorte di Ginevra e sulle sue decisioni. Secondo le malelingue, Giovanni II si faceva condizionare troppo da loro.

La povera Gentile fu allora accusata di stregoneria e processata. Dopo settimane di tortura fu condannata a morte pubblicamente; la sua pena fu eseguita con una pervesione e una crudeltà tali da essere passate alla storia.